giovedì 21 febbraio 2013


Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico
(da Lulù)

Autore: Luis Sepúlveda
Titolo: Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico
Casa editrice: Guanda
Pagine: 86
Prezzo: 10

Secondo me non è un caso se per questo libro è stato creato un video pubblicitario. E non è nemmeno un caso che in questo video compaia, più che il libro in sé, un ripetuto richiamo a un altro libro, il grande successo di Sepúlveda: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è stato il primo libro che io abbia mai letto, quindi è logico dire che Luis Sepúlveda sia stato il mio primo scrittore. Ovviamente, quando ho visto in libreria questa nuova uscita, non sono riuscita a resistere alla tentazione di leggerlo (ma non comprarlo, per fortuna).
Scegliendo un titolo del genere è ovvio che Sepúlveda ci presenta Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico un po’ come se fosse l’erede della Gabbianella e il Gatto, ruolo che è confermato dalla scelta di trattare più o meno lo stesso tema: l’amicizia fra diversi.
In questo libro i “diversi” sono un umano, un gatto e un topo, che si chiamano (udite, udite!) Max, Mix e Mex. Già la scelta dei nomi mi ha fatto storcere il naso: non vi sembra tanto un’uscita infantile per far sorridere con tenerezza i lettori?
Comunque la storia è questa: Max è un umano che si trasferisce in una casa con il suo gatto Mix, che per l’età è diventato cieco. In questa casa vive un topolino, cui Mix darà il nome di Mex, che stringe amicizia con il gatto descrivendogli l’ambiente circostante e quindi diventando, in un certo senso, i suoi occhi.
Il tutto condito da frasette-morale sull’amicizia stile “un amico si prende cura di ciò che piace all’altro” o “un amico si prende sempre cura della libertà dell’altro” o ancora “un amico capisce i limiti dell’altro e lo aiuta” che fanno tanto favoletta da bimbi scemi che non sono capaci di capire il succo del discorso da soli.
La storia è sviluppata con una velocità e una superficialità incredibili (86 pagine? Macché, almeno 20 sono occupate dall’elenco degli altri libri di Sepúlveda e 10 per introduzione/dedica/pagine bianche! Ricordo che quando sono arrivata alla fine sono cascata dalle nuvole e ho pensato “Già?!?”), scritta con uno stile scemo e poco articolato, insomma il libro è stato una completa delusione.
Non si potrebbe giustificare nemmeno dicendo che sia un libro per bambini, perché staremo al livello di bambini dell’asilo. Nido.
Durante la lettura (durata nemmeno mezz’ora) mi sono spesso chiesta se sarebbe scattata comunque la scintilla, se anni fa al posto della gabbianella e il gatto ci fosse stato questo libro. La risposta ovviamente è no.
La cosa che salta più all’occhio sono appunto quelle frasette di cui sopra, che dovrebbero dare spessore al racconto ma che in realtà lo ricoprono semplicemente di ridicolo e gli danno l’aria di un libro dalle grandissime pretese di sensibilità (tutte clamorosamente deluse). Se un libro è scritto bene, riesco a percepire quel che vuole trasmettere senza che il suggeritore me lo dica a chiare lettere. Lo trovo un espediente piuttosto grossolano.
E tutto ciò fa un contrasto spaventoso se lo si mette a confronto con la poesia, l’equilibrio e la perfezione di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.
Secondo me questo libro è stato un esperimento commerciale, scritto contro voglia, senza cura, attenzione e passione e perciò risulta piuttosto mal riuscito.

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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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