domenica 31 marzo 2013
Buona Pasqua!
Siamo passate soltanto per auguravi una felice e serena Pasqua!
Con le vacanze siamo tutti un po' impegnati ma passeremo comunque:)
Bene, abbiamo finito...Passate delle belle vacanze Pasquali!
Baci,
Rory e Lùlù!
mercoledì 27 marzo 2013


Un “pazzo” prodotto cristiano: San Simeone “lo stilita”
(da Lulù)

Forse qualcuno, sentendomi parlare, potrebbe farsi l’idea che io sia intollerante con i cristiani o con i religiosi in genere. Specifico subito che non è per niente vero: io non sono intollerante con i religiosi, semplicemente mi spavento davanti agli esaltati.
Esaltati tipo questo qui, che però diciamo che è mezzo giustificato perché è vissuto nel lontano 400. La cosa che mi fa rabbrividire è la mia professoressa che lo elogia in classe. Brrrr.
Comunque Simeone nacque intorno al 390 in Siria da un pastore e da una donna dalla fama di santa di nome Marta. Cresciuto sotto l’influenza della madre (poi dicono che non è vero che i genitori hanno un’immensa influenza sui figli!) divenne un cristiano convinto, tanto da digiunare per tutto il periodo della Quaresima (al punto da svenire per la fame) e da entrare in monastero quando aveva più o meno sedici anni.
La cosa buffa è che fu cacciato dal convento perché per praticare estrema penitenza portava sotto la veste una cintura di palma legata tanto stretta da procurarsi delle ferite. Evidentemente non sono l’unica a trovare il suo comportamento inquietante.
Uscito dal monastero, Simeone si ritirò nel bel mezzo del niente in un recinto di nemmeno 20 metri quadri e fece voto di non uscire mai più da questo recinto.
Ma diciamo che questa è ancora una cosa mediamente accettabile.
La vera pazzia di questo tizio (o la sua santità, a seconda dei punti di vista) emerse più tardi quando, per sottrarsi alle attenzioni di centinaia di pellegrini che andavano a portargli un po’ di cibo, decise di erigere al centro di questo recinto una colonna (inizialmente era alta 4 metri in seguito si alzò fino ad arrivare ai 15 metri di altezza), di metterci su una piattaforma larga 4 metri, di arrampicarsi là sopra e di non scendere mai più. Da qui il nome “stilita”: questo ha passato tutta la sua vita su una colonna a pregare.
E pensare che io ho paura di salire sulla trave in palestra, a 15 cm di altezza.
Invece lui questa situazione la gestisce così, ecco come ce la descrive Edward Gibbon:

In quest'ultima e più elevata posizione, l'anacoreta siriano resistette per trenta calde estati ed innumerevoli freddi inverni. L'abitudine e l'esercizio gli diedero modo di mantenere la sua pericolosa posizione senza paura o senso di vertigine e sperimentare successivamente le posizioni di preghiera più adatte al luogo in cui si trovava. Egli talvolta pregava in posizione eretta con le braccia aperte a forma di croce, anche se la sua posizione più frequente era quella di curvare il suo scheletro macilento dalla fronte ai piedi. Uno spettatore curioso, dopo avere contato 1.244 ripetizioni del gesto desistette dal contarle ancora. È probabile che i progressi di un'ulcera ad una coscia, all'età di 72 anni, abbiano accorciato la sua vita, ma sicuramente non poterono disturbare la sua esistenza celestiale, ed egli morì senza scendere dalla colonna.

Un’altra cosa interessante è che Simeone rifiutò qualsiasi contatto con il mondo femminile. Pensando che le donne fossero solamente fonte di peccato, respinse tutte le pie pellegrine che avrebbero voluto abbeverarsi alla fonte della sua conoscenza e impedì anche alla madre di fargli visita. Diceva che se queste donne fossero state davvero degne di parlare con lui avrebbero potuto farlo nei Regni dei Cieli, dopo la morte (e quindi dopo essersi liberati dal corpo, fonte di ogni peccato) e il giudizio divino.
Io penso che rifiutarsi di vedere la propria madre, se costei non ti ha fatto niente di male, è contro natura. Così come è contro natura anche vivere su una colonna di 15 metri per trent’anni, ma vabbe’. Trovo veramente mostruoso che una persona sia capace di fare una cosa del genere. Mostruoso.
Umilmente sottoscrivo le parole di Isaac Asimov “Cosa sia stata la sua vita su quel pilastro è una cosa sgradevole da pensare, ma dubito che questa cosa possa essere stata gradita a Dio”.

Quando Simeone morì, sul luogo del suo volontario esilio dal mondo fu eretta una basilica al cui centro c’era la colonna su cui ha vissuto per tutta la vita. Fu distrutta nel 1164 dai musulmani e ora le rovine rimaste sono un bene protetto dall’UNESCO.

domenica 24 marzo 2013

  I luoghi sacri
(da Rory)

Bene, stasera volevo parlare un po' dei luoghi sacri, in particolare di Lourdes e Fatima. Perchè sono sacri?E se fosse un'invenzione, perchè lì sono avvenuti molti miracoli? Vediamo la loro storia.

-Lourdes 
La mattina dell'11 febbraio 1858,Bernadette, una bambina si trovava in un bosco, si allontanò e si ritrovò in una grotta,qui le apparve una donna vestita di bianco.La bambina raccontò ciò che le era successo e dopo pochi giorni ritornò in quel luogo accompagnata da alcune amiche.Ad un certo punto Bernadette cadde,era in estasi.Alla terza apparizione la Donna parlò e disse alle ragazze di andare lì ogni giorno,nei giorni seguenti la Signora ricompariva e lasciava messaggi a Bernadette.
Alla sua nona apparizione la Signora disse di bere e lavarsi nella fontana,davanti a tutte le persone presenti Bernadette bevve dall'acqua sporca di fango e tutti la credettero pazza. All'ultima apparizione la Donna si rivelò dicendo:Sono l'Immacolata.
Da allora a Lourdes si sono verificati molti miracoli,soprattutto per le persone malate che inspiegabilmente sono riuscite a guarire.

-Fatima
Nel 13 maggio del 1917 tre pastorelli,Lucia,Jacinta e Francisco stavano raccogliendo legna quando gli apparve una donna vestita di bianco,le chiesero da dove venisse e lei rispose semplicemente che veniva dal cielo.
Dopo questa apparizione ce ne furono altre cinque,durante le quali la Signora affidò a Lucia i cosiddetti segreti di Fatima.
Nell'ultima apparizione ci fu il miracolo del sole,il sole brillò ma senza accecare e iniziò a girare su se stesso,poi ad un tratto si fermò e si allontanò dal cielo.
I tre segreti di Fatima sono stati rivelati soltanto in parte e molti credono che esista u  quarto segreto,ma di cosa parlerebbe?
Fatima oggi è un Santuario Mariano, visitato da milioni di fedeli.



Da allora in entrambi i luoghi sono avvenuti molti miracoli,ma cosa sono i miracoli? Si definisce miracolo un evento difficilmente spiegabile attribuito ad un intervento divino, quindi è un evento magnifico e che crea meraviglia.


Vi auguro una buona serata!:)
Grazia Deledda
(da Rory)


La Deledda è stata una dei pochi autori/autrici studiati a scuola che mi ha colpito, forse perchè è stata la prima autrice donna che ho studiato!
Quindi oggi volevo parlarvi un po' di lei..

« per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi »
(Motivazione del Premio Nobel per la letteratura)


Maria Grazia Cosima Deledda nasce a Nuoro in Sardegna nel 1871, da famiglia benestante. La madre era molto religiosa ed educò i suoi figli con molta religiosità , fece le scuole elementari e poi continuò a studiare privatamente.
Esordì come scrittrice grazie ad alcuni racconti pubblicati su diverse riviste importanti dell'epoca. Si trasferì a Roma, dopo aver pubblicato Anime oneste e Il vecchio della montagna, si sposò con Palmiro Madesani.
Nel 1903 quando pubblicò Elias Portolu e da lì pubblicò molti altri romanzi che divennero molto famosi. Fu criticata dai critici di allora perchè nelle sue opere c'era una cadenza dialettale, ma fu molto apprezzata per la descrizione dei paesaggi e dei personaggi, infatti molto spesso si immedesimava molto in essi.
Le sue opere si basano sull'amore, il dolore e la morte dove si sente molto spesso il senso di aver peccato, per lei il matrimonio non era un evento gioioso ma, appunto, un peccato da espiare.
Si rifà anche un po' ai veristi e al Verga nella descrizione dei paesaggi della propria terra.
Il romanzo che ha riscosso maggior successo e grazie al quale ha vinto il Nobel è stato ''Canne al vento''.
Muore a Roma nel 1936.


Alcune sue citazioni:

L'amore è quello che lega l'uomo alla donna , e il denaro quello che lega una donna all'uomo.

Mutiamo tutti, da un giorno all'altro,per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano.
giovedì 21 marzo 2013


Zenobia, la regina dei deserti
(da Lulù)

Una cosa che mi infastidisce molto è l’utilizzo dei cellulari in classe. Soprattutto durante i compiti in classe, non lo sopporto proprio. Perché penso “quello con il cellulare sta copiando tutto e a furia di copiare potrebbe ora rubarsi il mio bel voto, in futuro potrebbe impossessarsi del mio esame di maturità, del mio test d’ingresso all’università, del concorso che deciderà della mia vita lavorativa”.
Quindi quando qualche giorno fa la ragazza che sta seduta al banco davanti al mio si è girata e mi ha chiesto “Luisa, per favore, puoi darmi qualche spunto per un tema che sta facendo la mia amica?” non sono stata per niente contenta.
Proprio per niente.
Però a sentire la traccia (“Spiega perché se le donne ricoprissero alte cariche nell’esercito le operazioni belliche sarebbero condotte con minore energia ed efficacia”) mi è venuta tanta, tanta voglia di dare un calcione alle mie regole personali e quindi non solo ho dato qualche spunto, ma ho proprio preso carta e penna e ho svolto tutto il tema. Per ironia della sorte, in quell’ora stava interrogando storia (il che significa che io stavo pigramente sfogliando il libro alla ricerca di schede di approfondimento interessanti) e avevo davanti la storia di Zenobia, la grande regina dei deserti. Una donna che è stata capace di creare uno stato indipendente dopo una secessione dall’impero romano, vi sembra poco?
A me no. Per questo nel tema ho parlato anche di lei.
Alla fine l’amica della ragazza davanti ha preso 7 e mezzo (però mi ha detto che il professore non ci ha messo penna per correggere nemmeno un segno di punteggiatura) perché secondo il professore “il lavoro avrebbe potuto essere pregevole, se si fosse attenuto di più alla traccia”.
Aaaaah, mi immagino questo scapolone di quarant’anni (informazioni ricevute dalla tipa, non sto facendo della squallida ironia), complessato e misogino perché non ha mai trovato una che se lo filasse, che legge il mio tema-invettiva. A quanto pare, non ha saputo ammettere la sconfitta ^_^.

Comunque tralasciando questo aneddoto-pettegolezzo, Zenobia è stata proprio una gran bella tipa, regina di uno stato che esistette solo per un paio di anni (dal 267 o 268 al 270). Per capirci qualcosa di questa storia però dobbiamo fare un passo indietro.

Palmira, la città di Zenobia, era un’importantissima città carovaniera del mondo orientale, un punto strategico commerciale per il transito di merci verso l’impero romano che nonostante la crisi (siamo nel III secolo d. C., un momento delicatissimo della storia romana) continuava a scialacquare immense ricchezze in sete, spezie e profumi.    
Era però una città posta ai margini dell’impero e in questo momento della sua storia Roma non riusciva più a controllare e a difendere i propri confini. Per questo durante il governo dell’imperatore Valeriano (morto proprio in questa circostanza) e del suo successore Gallieno, l’impero partico attaccò Palmira con l’ovvia intenzione di conquistare una città tanto ricca e fiorente.
A difendere la città ci pensò un valoroso principe locale, di nome Odenato. Per premiarlo del servizio reso a Roma, Gallieno gli concesse il titolo di re anche se di fatto il regno di Palmira restava uno stato satellite dell’impero romano.
Alla morte di Odenato gli successe al trono la moglie.
Indovina indovinello: chi era la moglie del principe Odenato, re dei re di Roma?
Ovviamente lei, Zenobia.


Zenobia, donna di carattere e di vasta e solida cultura, non aveva nessunissima intenzione di essere subordinata al potere di Roma.
Durante i primi anni di governo Zenobia si limitò a consolidare il proprio potere e a prepararsi, a un certo punto iniziò a darsi titoli divini (tra cui “discendente di Cleopatra” altra donna con tutti gli attributi), infine nel 269 iniziò una vera e propria campagna di conquista contro l’impero romano.
Per qualche tempo Roma, messa anche in difficoltà da alcune tribù di Goti che premevano ai confini settentrionali dell’impero, non riuscì a fermarla e il regno di Palmira arrivò a comprendere gran parte dell’oriente romanizzato, tra cui anche le importantissime regioni della Bitinia e dell’Egitto.
Nel 270 divenne imperatore Aureliano che inizialmente ratificò la situazione che si era creata in Oriente, accettando l’indipendenza del regno di Palmira. Quando però vennero respinte le tribù di Goti che avevano attaccato Roma, Aureliano ricominciò a riconquistare tutti i territori persi arrivando ad assediare Palmira.
A questo puntò l’imperatore propose a Zenobia una resa moderata, che Palmira avrebbe potuto accettare senza difficoltà. Ma la regina rifiutò sdegnosamente (e, dicono, in modo alquanto maleducato).
Tre secoli prima, quando Ottaviano assediò Alessandria d’Egitto, la regina Cleopatra si era suicidata. Zenobia a questo punto si discosta dal suo modello: lei non si suicidò, fuggì nel deserto sul dorso di un dromedario. Sarebbe bellissimo se la storia finisse così (sarebbe molto romantico, non trovate?), però purtroppo non è andata così, ergo sono costretta a continuare.
Zenobia fu catturata dalla cavalleria romana e condotta a Roma, legata con catene d’oro, per essere l’attrazione più bella sul carro del vincitore nel trionfo di Aureliano (tenuto a Roma nel 274, un anno prima della morte dell’imperatore. Evidentemente in quel secolo turbolento la gloria durava poco e la fortuna era un po’ una puttana che si concedeva a destra e a manca, cambiando di continuo l’identità dei vinti e dei vincitori). Dopo il trionfo Zenobia si ritirò a vita privata in una sontuosa villa di Tivoli.
E qui viene il bello.

A quanto pare Zenobia sposò un ricco senatore romano e trascorse il resto della sua vita immersa nella mondanità della capitale dell’impero, tutta dedita a scialacquare il cospicuo patrimonio di suo marito in quelle sete, in quelle spezie e in quei profumi il cui commercio aveva reso ricca e potente Palmira.
Non vi sembra un finale incredibilmente ironico?
 
domenica 10 marzo 2013


Il fico e Gesù
(da Lulù)

Continua la mia esplorazione della Bibbia u.u
Dal vangelo secondo Marco (anche se questo episodio viene raccontato anche da Matteo e Luca):
La mattina seguente, mentre uscivano da Betania, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche frutto; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.
(Mc 11, 12-14)
Ovviamente il soggetto di tale passo è Gesù.
Marco continua la storia del fico:
La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: “Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato.”
E Gesù disse loro: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: Se uno dice a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati.”
(Mc 11, 20-26)


In qualsiasi modo la si voglia prendere, da questi due brani passa lo stesso, riprovevole messaggio.
Sia che ci vogliamo accontentare di prenderla alla lettera, sia che vogliamo leggerla in chiave un po’ più metaforica (il fico rappresenta l’umanità che non è pronta a concedersi a Gesù perché non è ancora stagione quindi per legge naturale non è ancora tempo) il senso è questo: tu non vuoi dare tutto a Gesù/Dio? Sei destinato a morire, cosa che è facilmente ottenibile perché basta che qualcuno lo chieda con convinzione durante una qualsivoglia preghiera e Dio provvederà a eseguire.
Poco importa se tu non sei pronto a questa concessione anche per una tua acerbità mentale/spirituale, Dio protegge, esaudisce e giustifica solamente chi crede in lui. Gli altri sono sacrificabili (e per altro questo concetto viene ripreso anche altrove).
E questa sarebbe la religione dell’amore per tutti?
venerdì 8 marzo 2013


La mimosa
(da Lulù)

La mimosa è il fiore che si regala alle donne l’8 marzo, il giorno della festa delle donne. Ma perché?
Com’è ormai ben noto, anche ora le donne percepiscono in media uno stipendio inferiore a quello degli uomini. Se siamo in questa situazione ora, immaginatevi come venivano mal pagate nel lontano 1908!
Nel marzo del 1908, le operaie di una fabbrica di prodotti tessili di New York scioperarono e occuparono la fabbrica per le miserevoli condizioni in cui lavoravano (coronate da uno stipendio ridotto ai minimi termini). Dopo qualche giorno di sciopero (proprio, vedete che coincidenza, l’8 marzo) il proprietario ordinò di chiudere le operaie nella fabbrica, così da indurle a riprendere la produzione.
Purtroppo quello stesso giorno scoppiò un incendio che uccise 130 manifestanti che si ritrovarono intrappolate dentro e non poterono fuggire e quindi salvarsi.
 I cittadini di New York portarono sul luogo della tragedia tantissimi mazzi di mimose, perché questi sono fiori che fioriscono in grande quantità nelle campagne e quindi molto facili (ed economiche) da recuperare.
Per ciò ora abbiamo la tradizione di regalare le mimose l’8 marzo, a simbolo e a ricordo di tante violenze e soprusi che le donne hanno dovuto subire nel corso degli anni.

Quindi, donne, auguri.
Teniamo duro, non facciamoci mettere i piedi in testa e soprattutto pretendiamo il rispetto che si deve a ogni essere umano sempre e non solo il giorno della donna.
È molto meglio avere vicino un uomo (sia esso un padre, un marito, un fratello o quel che sia) che si dimentica di regalarci un rametto di mimosa l’8 marzo, ma che ci rispetta sempre e comunque che un uomo che ci inonda di mimose, ma magari per il resto dell’anno si comporta da padrone e ci mette le mani addosso.
Non permettiamo a nessuno di sottrarci i nostri diritti e la nostra dignità.
Siate forti, non abbiate paura…  

Ancora auguri!


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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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