mercoledì 27 marzo 2013


Un “pazzo” prodotto cristiano: San Simeone “lo stilita”
(da Lulù)

Forse qualcuno, sentendomi parlare, potrebbe farsi l’idea che io sia intollerante con i cristiani o con i religiosi in genere. Specifico subito che non è per niente vero: io non sono intollerante con i religiosi, semplicemente mi spavento davanti agli esaltati.
Esaltati tipo questo qui, che però diciamo che è mezzo giustificato perché è vissuto nel lontano 400. La cosa che mi fa rabbrividire è la mia professoressa che lo elogia in classe. Brrrr.
Comunque Simeone nacque intorno al 390 in Siria da un pastore e da una donna dalla fama di santa di nome Marta. Cresciuto sotto l’influenza della madre (poi dicono che non è vero che i genitori hanno un’immensa influenza sui figli!) divenne un cristiano convinto, tanto da digiunare per tutto il periodo della Quaresima (al punto da svenire per la fame) e da entrare in monastero quando aveva più o meno sedici anni.
La cosa buffa è che fu cacciato dal convento perché per praticare estrema penitenza portava sotto la veste una cintura di palma legata tanto stretta da procurarsi delle ferite. Evidentemente non sono l’unica a trovare il suo comportamento inquietante.
Uscito dal monastero, Simeone si ritirò nel bel mezzo del niente in un recinto di nemmeno 20 metri quadri e fece voto di non uscire mai più da questo recinto.
Ma diciamo che questa è ancora una cosa mediamente accettabile.
La vera pazzia di questo tizio (o la sua santità, a seconda dei punti di vista) emerse più tardi quando, per sottrarsi alle attenzioni di centinaia di pellegrini che andavano a portargli un po’ di cibo, decise di erigere al centro di questo recinto una colonna (inizialmente era alta 4 metri in seguito si alzò fino ad arrivare ai 15 metri di altezza), di metterci su una piattaforma larga 4 metri, di arrampicarsi là sopra e di non scendere mai più. Da qui il nome “stilita”: questo ha passato tutta la sua vita su una colonna a pregare.
E pensare che io ho paura di salire sulla trave in palestra, a 15 cm di altezza.
Invece lui questa situazione la gestisce così, ecco come ce la descrive Edward Gibbon:

In quest'ultima e più elevata posizione, l'anacoreta siriano resistette per trenta calde estati ed innumerevoli freddi inverni. L'abitudine e l'esercizio gli diedero modo di mantenere la sua pericolosa posizione senza paura o senso di vertigine e sperimentare successivamente le posizioni di preghiera più adatte al luogo in cui si trovava. Egli talvolta pregava in posizione eretta con le braccia aperte a forma di croce, anche se la sua posizione più frequente era quella di curvare il suo scheletro macilento dalla fronte ai piedi. Uno spettatore curioso, dopo avere contato 1.244 ripetizioni del gesto desistette dal contarle ancora. È probabile che i progressi di un'ulcera ad una coscia, all'età di 72 anni, abbiano accorciato la sua vita, ma sicuramente non poterono disturbare la sua esistenza celestiale, ed egli morì senza scendere dalla colonna.

Un’altra cosa interessante è che Simeone rifiutò qualsiasi contatto con il mondo femminile. Pensando che le donne fossero solamente fonte di peccato, respinse tutte le pie pellegrine che avrebbero voluto abbeverarsi alla fonte della sua conoscenza e impedì anche alla madre di fargli visita. Diceva che se queste donne fossero state davvero degne di parlare con lui avrebbero potuto farlo nei Regni dei Cieli, dopo la morte (e quindi dopo essersi liberati dal corpo, fonte di ogni peccato) e il giudizio divino.
Io penso che rifiutarsi di vedere la propria madre, se costei non ti ha fatto niente di male, è contro natura. Così come è contro natura anche vivere su una colonna di 15 metri per trent’anni, ma vabbe’. Trovo veramente mostruoso che una persona sia capace di fare una cosa del genere. Mostruoso.
Umilmente sottoscrivo le parole di Isaac Asimov “Cosa sia stata la sua vita su quel pilastro è una cosa sgradevole da pensare, ma dubito che questa cosa possa essere stata gradita a Dio”.

Quando Simeone morì, sul luogo del suo volontario esilio dal mondo fu eretta una basilica al cui centro c’era la colonna su cui ha vissuto per tutta la vita. Fu distrutta nel 1164 dai musulmani e ora le rovine rimaste sono un bene protetto dall’UNESCO.

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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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