lunedì 24 giugno 2013


La pubertà
(da Lulù)

La pubertà è notoriamente un momento delicato della vita di una persona: finisce l’infanzia e si entra nell’età adulta, con tutto ciò che questo passaggio implica.
Il corpo cresce e per la prima volta esiste, ne sentiamo il peso e ne subiamo i fastidi (cosa che prima, da bambini, non succedeva, il nostro corpo non aveva una sorta di vita propria) e da questo cambiamento tutto nostro deriva un cambiamento del mondo, che improvvisamente non sembra più un luogo tanto confortevole e sicuro.
Mi è piaciuto come questo momento delicato è stato raccontato da Elsa Morante nel libro Aracoeli. Prima di riportare il pezzo in questione, vi dico un po’ di che parla il libro, se no ci si capisce poco: Aracoeli è la madre del protagonista (che sinceramente ancora non ho capito come si chiama), uomo ormai di mezza età disadattato, insoddisfatto e infelice. A un certo punto, dopo svariati anni dalla morte di Aracoeli, quest’uomo decide di intraprendere un viaggio nella terra natia della madre (Aracoeli è andalusa) e una volta arrivato in Spagna accusa la madre di essere stata egoista perché l’ha messo al mondo (cosa che l’ha condannato a una vita infelice e lo costringerà a morire) per il suo desiderio di avere una bambola.
Bambola che nel periodo infantile consiste fondamentalmente nel giocattolo propriamente detto, ma che nell’adolescenza si incarna nel bambino, prima delle altre e poi proprio. Insomma questo desiderio di avere una bambola non è altro che l’istinto materno che però definito così sembra qualcosa di frivolo e superficiale.
Il momento di transizione fra il desiderio del giocattolo e quello del bambino è proprio la pubertà ed è raccontato così:

Intanto le tue mammelle, che agli inizi erano state non più grosse di due lenticchie, erano cresciute fino alla misura, circa, di due manzane, e durante la notte, con certe piccole fitte e un senso di tumefazione dolorosa, ti andavano avvertendo che crescevano ancora. Sotto le ascelle e fra le cosce ti andavano spuntando dei riccetti lanosi e caldi. E una notte, dormendo vicino a tua madre, sognasti che dalla finestra entrava un incendio in forma di toro dritto in piedi, che agitava le zampe contro di te. A tale sogno, con un grido balzasti su sveglia, e piangesti al trovarti insanguinata, e il lenzuolo macchiato di sangue, certo per una cornata di quel toro. Però tua madre, ridestata dai tuoi singulti, fu pronta a spiegarti sottovoce che questo del sangue era un segno naturale mandato dalla Virgen a tutte le giovani per avvertirle quando erano cresciute. Era un sangue di sacrificio che ti colava dal cuore in ricordo delle piaghe di Maria. Dunque, al primo domingo, tu e lei assieme sareste andate fino al Santuario di Tabernas a salutare Nuestra Senora de las Angustias, ti disse tua madre. E per colazione, alla mattina, ti dette da bere un uovo.
Quanti anni avevi, allora? Dodici, tredici.
Non ti era passata la voglia della bambola, anzi ti fermentava nella carne. E forse proprio quella era l’urgenza che faceva lievitare le tue sise e spuntare i riccetti sul tuo nido di sangue.

Aracoeli è un romanzo molto particolare. Ci vuole un po’ per entrarci dentro e anche quando l’hai fatto ti lascia un po’ basita. In alcuni momenti non riesco a entrarci in sintonia, in altri (come il pezzo qui sopra) lo sento proprio che mi si scioglie sulla lingua.  
C’è qualcosa, forse è anche solo una questione di ritmo, di triste e sconsolato, ma nello stesso momento di rassegnato e fatalista, che a momenti mi irrita e a momenti mi conquista.
In ogni caso la mia opinione è confermata: la Morante è una grande scrittrice.
Forse è la mia preferita.

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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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