domenica 18 novembre 2012


Il Principino Tricorno
(da Lulù)

C’era una volta, tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un Principino Tricorno che era sempre tanto triste. La sua mamma, la gran regina delle Indie Nebbiose, era morta di parto, infilzata dal corno del bambino.
Il gran re delle Indie Nebbiose allora non volle più vedere il proprio figliolo e ordinò di chiuderlo nella torre più alta del castello. Il Principino Tricorno non conosceva nessuno, tranne la cameriera che gli portava da mangiare una volta al giorno, e sapeva quindi appena appena parlare. Non ci si può stupire se era tanto triste.
Un giorno il Principino Tricorno contemplava il paesaggio dalla finestra ed esclamò pieno di malinconia: “Bello il fiume, bello il prato, bello il cielo!” e piangeva tristemente.
Calata la sera, tutte le stelle del firmamento si strinsero ad ascoltare i lamenti del Principino Tricorno e soffrivano con lui.
La stella più giovane del cielo decise di scendere a consolare il Principino Tricorno e, assunte le fattezze di una bianca fanciulla dalle guance rosate, si sedette sul davanzale della sua finestra.
“Perché piangi?” gli chiese dolcemente.
“Bello il fiume, bello il prato, bello il cielo!” rispose piangendo il Principino Tricorno.
“Piangi perché non puoi uscire dalla torre e vedere queste cose?”
“Bello il fiume, bello il prato, bello il cielo! Bello il fiume, bello il prato, bello il cielo!”
“Non piangere più allora, da oggi verrò a trovarti per parlarti di queste cose.”
E così fece. Ogni notte scendeva e sedeva a parlare con il Principino Tricorno che così imparò tante cose.
“Ma perché il mio papà non mi vuole bene?” chiese una volta il Principino Tricorno alla stella.
“Perché è tanto triste anche lui.”
“Per colpa mia?”
“No. È triste perché la tua mamma è morta.”
“Per colpa mia?”
“È morta dandoti alla luce, ma non è colpa tua. Tante mamme muoiono partorendo.”
“Forse, se potessi uscire di qui, potrei compiere azioni eroiche. Forse così il mio papà mi vorrà bene.”
“Forse” rispose la stella tristemente perché lei sapeva che era il re a tener prigioniero suo figlio.
“Tu potresti farmi uscire da qui?”
“Io no. Forse Luna può farlo.”
“Come può la luna aiutarmi?”
“Non la luna, ma Luna. Luna è la regina del cielo e ha grandi poteri. È una bambina, eppur governa il cielo da quando è stato creato. Luna è la madre di tutte noi.”
“E secondo te vorrà aiutarmi?”
“Luna è una regina buona e giusta che legge nel cuore di tutte le creature viventi. Se tu hai un cuore puro sicuramente ti aiuterà.”
La stella quella sera lasciò il Principino Tricorno pieno di speranza.
Volò nel cielo notturno, attraversò i veli di polvere di stelle, circondata di luci e odori, avvolta da materie cosmiche e da gas stellari, su su fino al vuoto siderale.
Sospesa nel vuoto, con gli occhi chiusi, c’era la regina Luna.
La stella raccontò la storia del Principino Tricorno con tale veemenza da far sorridere la vecchia bambina.
“Poiché me lo stai chiedendo con tanto ardore, aiuterò il tuo Principino Tricorno. La prossima volta che in cielo splenderà la luna piena il Principino Tricorno fluttuerà fuori dalla sua torre. Ma quando saranno passati tre volte tre mesi dovrà tornare spontaneamente al castello, che abbia raggiunto il suo obbiettivo o no.”
La notte seguente, la stella raccontò al Principino Tricorno cosa la regina aveva deciso. Il Principino Tricorno era tutto emozionato e passò le due settimane che lo separavano dalla prossima luna piena a farsi raccontare dalla stella quante più storie di avventure possibili e a immaginarne altre da sé.

La prima notte di luna piena il Principino Tricorno attendeva con ansia vicino alla finestra, stringendo forte lo zainetto con dentro alcuni indispensabili strumenti per la sopravvivenza che la cameriera gli aveva procurato.
A mezza notte in punto sentì una nube di aria spessa sotto di sé. Abbassò lo sguardo e, oh!, si stava alzando! Con immensa dolcezza la nube lo portò non solo fuori dal castello, ma anche appena fuori dalla città. Lì si fermò.
Il Principino Tricorno sapeva di dover scendere, ma aveva paura. Non sapeva che sensazione si provava camminando su un prato e scese con molte esitazioni e solo quando la nube iniziò a diradarsi spontaneamente.
Il Principino Tricorno si guardò intorno in cerca della sua amica stella, ma non la trovò.
Il Principino Tricorno si sentiva molto smarrito, non sapeva dove andare e cosa fare, e la stella non era con lui.
Dopo un po’ di tempo che stava immobile decise di iniziare a camminare in una direzione qualsiasi sperando di arrivare da qualche parte. Stava camminando da pochi minuti quando sentì degli orribili lamenti provenire dai campi.
Girandosi vide un cinghiale possente e una lince scattante lottare ferocemente nei pressi di un candido animale macchiato di sangue sdraiato nell’erba. Il Principino Tricorno accese una torcia, perché gli animali temono il fuoco, e si portò vicino al candido animale che lanciava alti gridi di dolore al cielo scacciando il cinghiale e la lince con le fiamme.
Quando i due litiganti fuggirono il Principino Tricorno si inginocchiò accanto all’animale, un grande e possente cavallo  dal pelo bianco e cosparso di una strana polvere che si appiccicava alle dita rendendole vagamente luminose. Quando il cavallo scuoteva la lunga criniera la luce della luna illuminava un corno d’avorio vagamente simile a una spirale. L’unicorno sanguinava da una ferita al fianco e da una al collo. La ferita sul collo non era molto grave, ma il fianco dell’animale era scarlatto poiché sanguinava molto.
Il Principino Tricorno non sapeva cosa fare per aiutare il possente animale, pensava che tutto quello che avesse potuto fare sarebbe stato inutile, ma decise di tentare lo stesso. Con il suo mantello tenne premuta la ferita al fianco e diede da bere e da mangiare all’unicorno mentre gli parlava dolcemente per tranquillizzarlo.
Avrebbe voluto vegliarlo per tutta la notte, ma l’unicorno emanava un calore e un odore così buoni e rassicuranti che ben presto si addormentò.
Quando si svegliò era rannicchiato sul fianco dell’unicorno e sentiva il collo dell’animale sulle spalle. Si accorse che l’unicorno era ancora vivo dal suo respiro e si sentì molto contento e soddisfatto. Avvertendo che il Principino Tricorno era ormai sveglio, l’unicorno si alzò e nitrì scuotendo la criniera.
Il Principino Tricorno si accorse che le sue ferite erano guarite durante la notte.
L’unicorno si chinò davanti al Principino Tricorno e gli fece capire che doveva balzare sulla sua groppa.
Il Principino Tricorno montò e si lasciò guidare da lui.

L’unicorno lo portò in una piccola radura nel bosco e si fermò lì. Il Principino Tricorno smontò e andò ad esplorare i dintorni.
Poco lontano dalla radura si ergeva un superbo castello di cristallo dalle guglie dorate. Il Principino Tricorno si avvicinò pieno di timore all’immenso portone e avvicinò la mano per bussare. Non fece in tempo neppure a sfiorare il cristallo che la porta si aprì.
Dentro il palazzo era molto buio, si vedeva solamente una luce in lontananza, in fondo al corridoio. Il Principino Tricorno si diresse verso la luce e sbucò in una stanza immensa dove il cristallo e l’oro creavano un abbagliante gioco di luci.
In fondo alla stanza, circondata da ricchezze di ogni tipo, assisa su un trono riccamente decorato, c’era una superba regina dai lunghi capelli dorati.
Una pelliccia avvolgeva il suo corpo regale e nel suo viso luccicava uno sguardo freddo e tagliente quanto il suo palazzo.
“È permesso? Si può?” chiese il Principino Tricorno.
“Come sei giunto qui?” la voce della regina aveva un suono metallico.
“Mi ci ha portato l’unicorno.”
“Allora puoi entrare”
Il Principino Tricorno si avvicinò alla regina, pieno di timore e incerto sul da farsi.
“Cosa cerchi qui?”
“Voglio compiere delle azioni eroiche così il mio papà sarà contento di me e mi vorrà bene.”
“Oh capisco. E se ti dicessi che posso aiutarti?”
“Ne sarei molto felice, signora.”
“Allora ascoltami bene: a circa tre giorni di viaggio da qui verso Nord c’è il reame di un re vecchio e malato che non riesce più a mantenere l’ordine nei suoi domini. Bande di briganti mettono a soqquadro la zona, ma il problema più grande del re è un drago che si è installato sui monti vicini al regno. Il drago scende dai monti una volta al mese distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino. Il re è disperato. Se tu andassi lì e uccidessi il drago otterresti la fama che cerchi.”
“Ma io non so uccidere draghi, signora.”
“Di questo non devi preoccuparti: ho qui una splendida arma che rende invincibile chi la usa. Combatti con questa e vincerai sicuramente” disse la regina porgendo una robusta lancia al Principino Tricorno.
“Grazie mille, signora. Farò come dici.”
“Di nulla, caro” rispose la regina dolcemente mentre guardava l’ingenuo Principino Tricorno uscire dal suo castello.

Il Principino Tricorno, lancia in mano, tornò alla radura, ma l’unicorno era sparito. Allora decise di camminare nella direzione che la regina gli aveva indicato.
Capì di essere arrivato quando intorno a sé vide i segni della distruzione che il drago compiva: case distrutte e campi bruciati o abbandonati.
Tenendo sempre stretta la lancia si diresse al castello del re dove venne accolto molto bene. Quando disse di voler combattere contro il drago il re fu molto contento.
“Sono vecchio e senza figli” disse al Principino Tricorno “se riuscirai nell’impresa ti nominerò mio erede.”
Il drago sarebbe sceso dalle montagne solamente dopo tre settimane e il Principe Tricorno utilizzò questo tempo per conquistarsi le simpatie del re e crearsi una solida posizione a corte.
Si rivelò talmente esperto che quando venne il momento di affrontare il drago il vecchio re piangeva come se contro quel mostro stesse andando a combattere il sangue del suo sangue, la carne della sua carne, le ossa delle sue ossa.
Il Principe Tricorno cavalcò impavido contro il drago e lo uccise con la lancia magica.
Il re piangeva di consolazione, ora.
Organizzò un grande banchetto per celebrare la scomparsa dell’abominevole mostro e nominò il Principe Tricorno suo erede e successore al trono.
Il Principe Tricorno era molto impegnato con gli affari di stato: doveva ricevere un’istruzione e addestrarsi nell’uso delle armi, doveva domare i briganti e rilanciare l’economia del regno. In questo modo passarono molto velocemente sette dei nove mesi concessi al Principe Tricorno.

Un giorno il Principe Tricorno si stava riposando dalla caccia seduto su un prato vicino a un lago quando nell’acqua apparve l’immagine della superba regina del palazzo di cristallo.
“Principe Tricorno, ti rammenti di me?” disse l’apparizione con la stessa voce metallica della regina.
“Certamente, signora” rispose il Principe Tricorno.
“So che tu entro il prossimo mese devi recarti alla corte di tuo padre.”
“È così, infatti.”
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore. A corte c’è una fanciulla, una stella, di cui mi serve il cuore per certi miei incantesimi. Devi portarmi il suo cuore.”
“Sarà fatto, signora. Chi è questa fanciulla?”
“Eccola”. L’immagine della regina tremolò sullo specchio d’acqua, soppiantata da quella di una bianca fanciulla dalle guance rosate.
“Che!” urlò il Principe Tricorno “È lei la fanciulla cui devo strappare il cuore? La stella amica della mia infanzia? No, no, mi rifiuto! A tutte potrei strappare il cuore, ma non a lei.”
“E invece lo farai” disse fredda la regina “Lo farai per il tuo trono. Sei salito lassù con la mia lancia: io e solamente io ti ho dato il trono e io posso togliertelo. Lo farai. Mi porterai il cuore della stella.” Detto questo sparì, lasciando il Principe Tricorno pieno di tristezza.
Non vedeva la sua amica stella dalla notte precedente alla sua fuga dal castello, erano ormai passati otto lunghi mesi e lui era cambiato completamente.
Per un momento si sentì tanto simile al Principino Tricorno che la stella aveva aiutato. Ma fu solo un momento, poi tornò ad essere il Principe Tricorno.

Il mese seguente il Principe Tricorno andò alla corte del padre dove venne ricevuto con tutti gli onori confacenti al suo rango. Durante il giro del castello intravide la sua amica stella e la salutò. Lei si rivelò molto contenta perché era stata riconosciuta e arrossì di piacere rispondendo al saluto.
Il Principe Tricorno avrebbe voluto fermarsi a parlarle, ma decise che la presenza del re avrebbe limitato il suo campo d’azione e proseguì.
Di pomeriggio andò a cercarla e la trovò alle porte del gineceo con un mazzo di fiori in mano.
“Posso chiedervi di accompagnarmi a fare una passeggiata per questi giardini?” chiese con un sorriso indicando il prato fuori dalla finestra.
“Il re non vi ha accompagnato?” rispose la stella.
“Sì, mi ha accompagnato, ma vorrei una compagnia più gradevole.”
“Aspettate un attimo, porto questi fiori alla regina e torno.”
La stella entrò nel gineceo e ricomparve dopo qualche minuto. “Vogliamo andare? Dovete raccontarmi tutto quel che è successo da quando vi ho lasciato come un bimbetto malinconico cui davo del tu.”
“Con piacere” rispose il Principe Tricorno offrendole il braccio.

Era passato un mese e il Principe Tricorno poteva ora ritornare nel suo futuro reame. Aveva però ancora una cosa da fare alla corte di suo padre.
Durante il banchetto di addio trovò il modo di far arrivare alla stella questo messaggio:
Mia cara,
avrei bisogno di parlarti con urgenza prima della mia partenza. Ti aspetterò vicino al fiume alla fine del banchetto. Non mancare, mi spezzeresti il cuore.
Sempre tuo,
Principe Tricorno.
Il Principe Tricorno osservò con grande attenzione la stella mentre leggeva il messaggio e quando la vide avvampare si tranquillizzò: la stella sarebbe venuta e tutto sarebbe andato come doveva.

Il fiume era un bello spettacolo, con le stelle che si riflettevano sull’acqua. Il Principe Tricorno non pensava più a quando da piccolo il fiume l’aveva tanto colpito; ora, guardandolo, pensava alla regina del palazzo di ghiaccio.
Sospirò e quando sentì dei delicati passettini dietro di sé si vestì di ardore e passione. La stella era dietro di lui che rideva imbarazzata.
Si girò e le corse incontro.
“Vieni via con me” disse con irruenza “Vieni con me”.
“Ma non si può” mormorò la stella.
“Ti giuro, ti giuro che se vieni con me ci sposeremo e vivremo per sempre felici e contenti” e dicendolo la prese fra le braccia “Ti prego, non dirmi di no. Ne morirei”.
La stella sospirò. Sembrava che fosse tentata, ma che non se la sentisse di cedere.
Allora il Principe Tricorno giocò la sua ultima carta. “Se vuoi rimanere qui, rinuncio al regno e rimango.”
“Ma il regno di tuo padre andrà all’altro tuo fratello, non sarai re” rispose la stella con una voce sottile sottile.
“Lo so, ma non mi importa. Se mi sposi non mi importa”. E allora la stella si rilassò abbandonandosi all’abbraccio del Principe Tricorno, che nel frattempo aveva sfilato un pugnale dalla manica.
Avvicinò il viso a quello della stella e proprio quando stava per baciarla, per colpirla!, lei si tirò indietro di scatto, avvertita dalle sue sorelle che dal cielo vedono tutto.
Appena vide il pugnale sguainato la stella cacciò un urlo e volò via nel cielo, a casa, al sicuro.
La stella piangeva convulsamente.
Il Principe Tricorno schiumava di rabbia.

0 commenti:

Etichette

Translate

About Me

Le mie foto
Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
Visualizza il mio profilo completo

Lettori fissi