domenica 4 novembre 2012


Le leggende su re Artù
(da Lulù)

 Il ciclo arturiano, o anche ciclo bretone, è l’insieme di leggende riguardanti la mitica figura di re Artù e delle persone a lui vicine.
Queste leggende fanno parte della cultura popolare e inizialmente vennero tramandate oralmente per cui esistono varie versioni dello stesso avvenimento, varie storie riguardanti lo stesso personaggio.
Per semplificare il tutto racconterò la storia a grandi linee per poi metterla a paragone con le fonti con cui io ho avuto un contatto diretto.

La storia inizia con l’incontro fra Uther Pendragon, sommo re di Britannia, e Igraine, moglie di un vassallo di Uther, durante un convegno dei re di Britannia. Uther, colpito dalla bellezza della donna, si innamora di Igraine e vorrebbe convincerla a diventare sua amante; la donna però rifiuta e torna a casa con il marito.
Uther allora si arrabbia molto e decide di dichiarare guerra al suo vassallo, sia per vendicarsi dell’affronto subito sia per impadronirsi di Igraine.
La guerra però va per le lunghe e Uther è sempre più logorato dall’intenso desiderio di avere Igraine: il re ormai è vicino alla pazzia. A questo punto entra in scena Merlino, il mago più famoso della storia. Merlino propone un patto al re: egli avrebbe fatto assumere a Uther le sembianze del suo vassallo, in cambio però Uther doveva affidargli il figlio che sarebbe nato dalla sua unione con Igraine, senza nome e non battezzato.  Uther accetta e parte con Merlino alla volta del castello di Igraine.
Durante la loro assenza, l’esercito nemico attacca e durante la battaglia il marito di Igraine viene ucciso. Quando Uther arriva al castello Igraine, ingannata dall’incantesimo di Merlino, si concede a Uther e concepisce un bambino, il futuro re Artù. Uther sposa Igraine tredici giorni dopo e alla nascita di Artù consegna il bambino a Merlino, come promesso.
Merlino affida Artù a una famiglia che lo crescerà.
Nel frattempo Uther muore e, non avendo lasciato un erede, il paese attraversa un brutto periodo, dove le leggi vengono calpestate e ci sono molti disordini. Per mettere un freno alla guerra di successione Merlino pone una roccia con dentro una spada davanti a un’abbazia, di cui sinceramente ora mi sfugge il nome, dicendo che solo chi riuscirà ad estrarre la spada dalla roccia potrà diventare re.  
A un certo punto viene organizzato un torneo nella città dove c’è la spada nella roccia e Sir Kay, fratello adottivo di Artù, partecipa. La mattina del torneo però, quando sta per scendere in lizza, Kay si accorge di non avere con sé la spada e prega Artù di andare a prenderla all’albergo. Artù va, ma trova l’albergo chiuso quindi, per non lasciare il fratello senza spada, estrae la spada dalla roccia e la porta a Sir Kay. La spada viene riconosciuta e Artù viene incoronato re di Britannia.
Non tutti però sono felici e contenti nel vedere l’incoronazione di Artù. In particolar modo, ci sono undici re ribelli del Nord che non accettano il potere di re Artù.
Artù quindi deve prepararsi alla battaglia e chiede aiuto a due re francesi (teneteli presenti, uno dei due è il padre di Lancillotto) che lo sostengono durante la guerra.
Dopo un’epica battaglia, Artù doma i re ribelli.

Artù però non viene osteggiato solamente dai ribelli, ma anche dalla sua sorellastra, figlia di Igraine e del suo precedente marito: ovviamente stiamo parlando di Morgana la Fata.Morgana era cresciuta ad Avalon, isola mitica in cui si trovava il centro della vecchia religione, e quindi era stata addestrata all’uso della magia. Ebbene ella è invidiosa del fratello e vuole impossessarsi del suo trono.
Prova con un primo tentativo: seduce un cavaliere di Artù e gli lancia un incantesimo affinché questi uccida il re. Il suo progetto viene però vanificato da Artù, che sconfigge il cavaliere durante il combattimento. Scoperta, Morgana tenta un altro intrigo: dicendo al re che aveva attentato alla sua vita perché posseduta da uno spirito maligno, invia a corte un prezioso mantello di seta intessuto d’oro e adornato con gemme per farsi perdonare dal fratello. Il mantello però è intriso di veleno e una volta indossato avrebbe ucciso rapidamente il re. Questa volta il piano di Morgana fallisce perché Merlino avverte Artù del pericolo.
Morgana però non si sente ancora sconfitta, nonostante i suoi due piani siano falliti escogita un altro modo per danneggiare Artù: trasformandosi con un incantesimo in Ginevra, moglie di Artù, si unisce al fratello da cui concepirà un figlio, di nome Mordred, che ucciderà il re. In un certo senso, quindi, Morgana alla fine raggiunge il suo scopo.

Abbiamo nominato Ginevra: chi è? Ginevra è la moglie di re Artù.
Artù si innamora di lei ad un banchetto e la sposa, nonostante Merlino glielo sconsigli. Ginevra porta in dote un oggetto molto particolare e famoso: la Tavola Rotonda. Artù usa questa tavola per far sedere i suoi cavalieri senza gerarchie, in una sorta di primo sistema egualitario e democratico.
Ginevra in genere è rappresentata come una regina saggia e giusta, è passata però alla storia per un altro motivo: il suo adulterio con Sir Lancillotto.
Sir Lancillotto era il figlio di uno di quei due re francesi che avevano aiutato Artù al tempo della guerra contro i re ribelli, veniva considerato da tutti il miglior cavaliere del mondo ed era qualcosa di simile al migliore amico di re Artù. Alcuni dicono che Ginevra, innamorata del cavaliere per la sua bellezza e il suo coraggio, abbia sedotto Lancillotto con un filtro d’amore che Morgana la Fata le aveva regalato. A me però questa versione non piace, preferisco quella che vuole Lancillotto e Ginevra amanti per passione e non per un intrigo ordito alle spalle di Lancillotto.  Nella tradizione, si dice che la caduta di Camelot, capitale del regno di Artù, sia stata causata anche da questo amore adulterino.

Ora parliamo di un episodio in genere poco conosciuto: la morte di Merlino.
Merlino, secondo la tradizione, è figlio del diavolo. La cosa non ci deve stupire più di tanto: è un mago, il mago più potente che c’è. E un profeta dai poteri sconfinati, tanto che egli stesso è sempre stato a conoscenza delle modalità della sua morte. Merlino però è anche un uomo e come tale è debole quindi, pur conoscendo in anticipo come morirà, non è in grado di evitare il proprio destino.
Artefice della sua rovina è Viviana, futura Dama del Lago, di cui Merlino si innamora.
Merlino supplica, letteralmente, Viviana di unirsi con lui, ma la furba ragazza gli promette che lo farà solo se Merlino le insegnerà la magia più potente.
Merlino, indebolito dal desiderio che prova per questa ragazza, insegna a Viviana tutte le sue arti, anche gli incantesimi che non possono essere sciolti da nessuno, eccezion fatta per coloro che li hanno lanciati. Una volta venuta a conoscenza di tutte le arti magiche, Viviana chiede a Merlino di creare una specie di grotta nella montagna affinché possano unirsi senza essere visti o disturbati.
Merlino, tutto contento, crea questa grotta ed entra; Viviana però, invece di entrare a sua volta, chiude la grotta con uno degli incantesimi che non possono essere sciolti e abbandona Merlino al proprio destino. Secondo la tradizione, Merlino è ancora là dentro che supplica Viviana di liberarlo.

Questa è più o meno la storia, che ho scritto basandomi sul libro di John Steinbeck “Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri”, che è un adattamento della storia di un altro scrittore britannico, mi pare Thomas Mallory.
Non mi dilungo più di tanto su questo libro, visto che racconta i fatti così come ho fatto io. Riporto solamente l’epilogo, proprio l’ultimo paragrafo del libro, che descrive l’unica scena d’amore di Ginevra e Lancillotto (tema che viene sviluppato anche nelle pagine precedenti, ma che arriva alla sua conclusione solamente qui):

I loro corpi si avvinghiarono, come se una trappola fosse scattata. Le loro bocche si incontrarono e ognuna divorò l'altra. Ogni frenetico battito del cuore contro la parete delle costole tentò di raggiungere l'altro battito, finché il loro respiro trattenuto non esplose e Lancillotto, stordito, trovò la porta e si precipitò giù per la scala. Piangeva amaramente.

Una versione completamente diversa è quella di Mark Twain “Un americano alla corte di re Artù”: Twain immagina che un certo Morgan viaggi nel tempo fino al VI secolo, tempo di re Artù. In questa versione Merlino viene rappresentato come un truffatore da quattro soldi che viene venerato dal popolo in virtù di poteri inesistenti, Morgana viene rappresentata come una regina crudele e infantile che uccide un paggio perché questi, nell’inchinarsi, le urta un ginocchio, Lancillotto diventa un bugiardo in un ridicolo ammasso di ferraglia, Ginevra una dissoluta. L’unico che mantiene la propria dignità è re Artù.
Lo stile dell’opera è dissacrante, ben lontano da quello epico di Steinbeck.
Fine di questo libro non è far conoscere le imprese di Artù, di cui in realtà si parla poco, bensì mettere in ridicolo la cavalleria e la società cortese.
Spostandoci in ambito cinematografico, il ciclo arturiano raggiunge l’immaginario di molte persone attraverso il cartone della Disney “La spada nella roccia”. Anche io ho conosciuto la figura di re Artù con questo cartone, che però dà una visione molto limitata del ciclo arturiano. Infatti la storia inizia alla morte di Uther Pendragon e finisce con l’incoronazione di Artù, concentrandosi in particolar modo sull’addestramento che Merlino impartisce al futuro re.
Su quel che succede prima e quel che succede dopo, ovviamente, non si sa niente.
Infine negli ultimi anni la storia di re Artù è tornata alla ribalta con la serie televisiva “Merlin”, che sta riscuotendo un grande successo. Anche io la seguo e mi piace molto, anche se quest’ultima serie mi ha un po’ deluso. Non so cosa sia cambiato rispetto alle tre serie precedenti, ma ho provato meno emozioni rispetto al passato nonostante siano successe cose molto più importanti.
Nel vedere “Merlin” però bisogna sempre tenere conto che non è affatto fedele all’originale: Artù cresce nella corte di Camelot e conosce Uther che muore solamente quando il figlio è già grande, Merlino è un ragazzo coetaneo di Artù, quando in realtà dovrebbe essere un vecchio decrepito, la storia della nascita di Artù (e quindi la magia bandita da Camelot) è un’invenzione della serie, Ginevra è una ragazza del popolo e non la principessa che in realtà è.
La figura di Morgana viene invece rispettata, in linea generale, anche se per dirlo bisogna vedere gli sviluppi (voglio vedere se le fanno concepire un figlio da Artù oppure non vogliono mettere un incesto in una serie per ragazzi).
Non mi è piaciuto per niente come è stato trattato l’amore fra Ginevra e Lancillotto: l’hanno svuotato di tutto il fascino dell’amore impossibile e passionale, se entrambi agiscono sotto l’influsso di un incantesimo (Lancillotto è addirittura morto!) che senso ha? A questo punto lo tagliavano proprio questo passaggio e facevano più bella figura -.-‘’.





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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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