giovedì 8 novembre 2012


La storia d’amore fra Pericle e Aspasia
(da Lulù)

Pericle è stato il più grande statista ateniese. Governò la città nel suo periodo di massimo splendore (V secolo a.C.), ovvero fra le Guerre Persiane e la Guerra del Peloponneso (morì di peste durante l’assedio di Atene nel 429 a.C.) e fu anche merito suo se la città prosperò fino a diventare il centro del mondo greco. Pericle infatti arricchì Atene da tutti i punti di vista: politicamente, economicamente, ma soprattutto culturalmente.
Egli infatti pose Atene a capo della Lega delo-attica, che riuscì a trasformare in una sorta di impero, e ordinò la costruzione di molti dei monumenti che ancora oggi caratterizzano l’acropoli (ad esempio il Partenone). Il suo contributo fu così decisivo alla grandezza di Atene che Tucidide, storiografo a lui contemporaneo, lo definì “primo cittadino di Atene”. Il nome stesso di Pericle significa “circondato dalla gloria”.
Quando si parla di personaggi di tale levatura ci appaiono quasi leggendari ed è difficile tenere a mente che questi uomini non erano altro che esseri umani, esattamente come noi. Andiamo a riscoprire il lato umano di Pericle attraverso il rapporto che ebbe con Aspasia, la compagna di tutta la sua vita.
Aspasia di Mileto era una donna ionia (è nata, appunto, a Mileto, capitale della Ionia) che visse per tutta la vita ad Atene.
Aspasia era quindi una straniera: per essere considerata ateniese, infatti, bisognava avere entrambi i genitori ateniesi, secondo una legge dello stesso Pericle.
Pericle si innamorò di lei per la sua intelligenza, divorziò quindi dalla moglie e convisse per tutta la vita con Aspasia. Non poteva sposarla perché egli stesso aveva emanato una legge che impediva di sposare gli stranieri.
Del loro rapporto ad Atene si spettegolava molto: l’amore che Pericle dimostrava per Aspasia, addirittura baciandola tutti i giorni, era inconcepibile per gli Ateniesi per i quali la moglie (ma anche la donna in generale) non era una persona da amare, ma solamente una generatrice di figli.
Inoltre Aspasia era una donna molto diversa da tutte le altre.
La sua emancipazione e la sua intelligenza ci vengono raccontate da Eschine di Spetto, allievo di Socrate,  che ha scritto in un dialogo una conversazione fra Aspasia, Senofonte (uno storico greco) e la moglie di quest’ultimo:

“Se la moglie del vicino avesse più oro del tuo, preferiresti avere il tuo o il suo oro?” aveva chiesto Aspasia alla moglie di Senofonte. “Il suo” aveva risposto la donna. “E se avesse abiti e gioielli più ricchi?” “I suoi” “E se avesse un marito migliore del tuo?” La risposta era stato un imbarazzato silenzio. Aspasia si era allora rivolta a Senofonte, e dopo avergli fatto analoghe domande gli aveva chiesto se avrebbe preferito la moglie del vicino, qualora fosse stata migliore. Di nuovo un silenzio imbarazzato. E Aspasia, interpretando il pensiero del suo interlocutore, aveva concluso: “Ciascuno di voi vorrebbe il marito o la moglie migliori. Ma nessuno di voi due ha raggiunto la perfezione; dunque ciascuno di voi rimpiangerà per sempre questo ideale.”

Per capire quanto questo discorso sia straordinario, soprattutto se pronunciato da una donna, bisogna esaminare la condizione femminile ad Atene.
Ad Atene le bambine venivano promesse in sposa già all’età di quattro anni e si sposavano appena raggiungevano la pubertà. Prima del matrimonio dovevano mantenersi caste, dopo il matrimonio dovevano ovviamente mantenersi fedeli al marito; in caso di adulterio una donna veniva processata in pubblica piazza, se il marito decideva di non esercitare il diritto di ucciderla. L’uomo invece poteva tradire la moglie senza incorrere nel biasimo sociale. Già da qui si può notare l’asimmetria del rapporto matrimoniale, quindi mi fermo, anche se sulla condizione femminile ateniese si potrebbe dire altro (ad esempio il ruolo che le donne giocavano nell’”ereditare” il patrimonio, prerogativa puramente maschile).

Quest’idea di matrimonio era completamente opposta a quella di Aspasia: per lei il matrimonio era l’incontro di due persone, entrambe imperfette, che in un rapporto paritario dovevano accettare l’uno i difetti dell’altro. Un’idea inconcepibile, per gli Ateniesi.
Ora tenendo conto che Aspasia era una straniera, era una donna così particolare, ma soprattutto che era la concubina di Pericle, uomo dai molti nemici politici, ci si può stupire se venne denunciata e processata per empietà, crimine per cui era prevista la pena di morte?
Pericle, che era il vero bersaglio dell’attacco, davanti alla prospettiva di perdere la sua amata, dimenticò ciò che la prudenza o la tattica politica poteva consigliargli di fare. Si presentò in tribunale e difese la sua compagna con veemenza, con tanta partecipazione da versare lacrime di dolore. I giudici furono così sconvolti da una simile vista che assolsero Aspasia.

Questo amore e la reazione che ebbe Pericle davanti all’accusa di Aspasia ci mostrano il lato sentimentale dello statista, rendendolo più umano là dove la sua grandezza politica e storica lo rendono quasi una divinità.

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Rory e Lulù
Siamo due cuginette, Luisa e Rosa, che vivendo lontane hanno deciso di scrivere un blog insieme. A Luisa piace leggere, guardare gli anime e studiare (che secchiona!!!); a Rosa piace leggere, vedere film e scrivere. Speriamo tanto di riuscire a intrattenervi e ad interessarvi e che questo blog vi piaccia!
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